Come si valuta il merito creditizio delle imprese? Anche in base al rating di legalità

Il gruppo Waste Italia e Altis – Alta Scuola Impresa e Società – dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno avviato un progetto di definizione di una serie di indicatori applicabili ad imprese in diversi settori e collegabili a un rischio potenziale che potrebbe causare il fallimento o la mancata restituzione del credito


Obiettivo del progetto è promuovere l’integrazione di criteri ESG nella valutazione del credito da parte di istituti finanziari e favorire lo sviluppo di un più ampio dibattito pubblico sull’importanza delle perfomance ESG per comprendere l’effettiva rischiosità di un’azienda.
A tal fine, sono stati individuati quattordici indicatori che valutano se le aziende sono solide dal punto di vista delle performance ESG: ambientali, sociali e di governance.
Il progetto mette in evidenza che, per valutare il merito creditizio delle imprese, non ci si può più basare su criteri meramente finanziari abbinati alla valutazione di asset unicamente tangibili: avere un quadro nitido delle performance aziendali in fatto di ambiente, società e governo interno coadiuva la prevenzione di spese impreviste che potrebbero danneggiare l’attività economica e, dunque,  il merito di credito – ovvero il rating –  dell’azienda stessa.
Per questo, le aziende che comunicano informazioni non strettamente finanziarie, dalle iniziative volte alla riduzione dell’impatto ambientale, alle ore di formazione in sicurezza sul posto di lavoro, sono meglio posizionate rispetto ai concorrenti che non dedicano attenzione a questi aspetti.
Il progetto di Gruppo Waste Italia e Altis parte dalla considerazione di una vasta gamma di indicatori suggeriti dagli standard internazionali sui bilanci di sostenibilità e pone in evidenza le cinque aree di rendicontazione direttamente collegate al rischio dell’azienda. Per ognuna di esse, vengono proposti indicatori specifici:

  1. Salute e sicurezza: temi imprescindibili per la reputazione di un’azienda. La valutazione del rischio d’impresa è influenzata in maniera importante anche dalle ulteriori precauzioni adottate da questa oltre ai requisiti imposti a norma di legge per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Indicatori proposti: ore di formazione su salute e sicurezza; infortuni sul lavoro; gravità degli infortuni; incidenti mortali.
  2. Governance e comunicazione: Comportamenti scorretti da parte del management possono impattare negativamente sulla  reputazione di un’azienda, che invece gode degli effetti positivi di una comunicazione chiara, precisa e completa, che fra l’altro identifica e previene le  criticità prima che si verifichino. Indicatori proposti: presidio organizzativo con responsabilità di Csr; report di sostenibilità; sito internet dedicato.
  3. Impatti ambientali: sempre più rilevanti agli occhi della collettività e dei portatori di interesse, oltre al fatto che il mancato presidio del rischio ambientale comporta il rischio di multe o sanzioni. Indicatori proposti: investimenti per la riduzione degli impatti ambientali.
  4. Legalità, compliance e certificazioni: le condanne per illeciti sono un danno economico per le sanzioni che ne derivano e anche per le interdizioni nei confronti dell’azienda e, oltre a danneggiarne la reputazione, inficiano l’operatività: perdita di accesso al mercato dei contratti pubblici, revoca di autorizzazioni o licenze. I modelli organizzativi e i rating di legalità sono esempi di strumenti previsti in Italia, ai quali si uniscono le certificazioni, che coadiuvano un processi di revisione interna che migliora la qualità. Indicatori proposti: rating di legalità; presidi anti-corruzione; sanzioni pecuniarie; sanzioni amministrative; certificazioni.
  5. Fornitori: il controllo della supply chain è strategico, specialmente data la crescita delle esternalizzazioni nella fase di produzione, a volte in contesti in cui l’attenzione degli aspetti socio-ambientali è meno sentita e garantita. Indicatori proposti: processo di qualifica dei fornitori.
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