Il Rating di impresa, ovvero la certificazione rilasciata dall’ANAC in base a requisiti reputazionali e criteri di valutazione, potrà essere riconosciuto anche alle aziende che non arrivano a 2 milioni di euro in ricavi, diversamente a ciò che è invece richiesto per il Rating di Legalità.
In un recente convegno tenutosi a Catania, è stata la consigliera ANAC Ida Nicotra ad annunciare le nuove applicazioni del Rating di impresa; il principio di funzionamento del rating d’impresa prevede che l’ANAC definisca i requisiti reputazionali e i criteri di valutazione degli stessi, nonché le modalità di rilascio della relativa certificazione, mediante e linee guida che l’Anticorruzione emanerà prossimamente nella loro versione definitiva.
Proprio per la possibilità di estenderlo ad entità produttive di portata inferiore ai 2 milioni in fatturato, il Rating di impresa si allontana dall’assetto dato al Rating di Legalità, che invece continua ad applicarsi solo a società che, oltre ad operare sul territorio italiano e ad essere iscritte al registro delle imprese da almeno 2 anni precedenti la richiesta, debbono necessariamente piazzarsi al di sopra della soglia di due milioni di euro di fatturato annui.
Sempre secondo Nicotra, l’Autorità anticorruzione istituirà tutele specifiche volte a favorire le PMI e le imprese giovanili, in questo modo si spera di dare maggiore impulso all’esigenza di contrastare la corruzione che inquina il settore degli appalti pubblici.
Nella stessa ottica, il Codice Appalti recentemente rivisto ha contribuito ad introdurre l’obbligo per le amministrazioni/stazioni appaltanti di adottare meccanismi di prevenzione della corruzione e dell’illegalità richiedendo, allo stesso tempo, che i soggetti privati destinatari di risorse pubbliche offrano maggiori garanzie di legalità.